In un’intervista a Fanpage.it, Pasquale Luiso ha ripercorso la sua carriera da calciatore e ha condiviso la sua vita dopo il ritiro, parlando delle sue esperienze da allenatore in varie categorie e del calcio italiano attuale. Ovviamente ha parlato anche del Lane. Ecco uno stralcio dell’intervista.

Esistono ancora i “bomber di provincia”?

“Secondo me sì, ma non sono più come un tempo. Oggi sono maggiormente presenti nei campionati minori, come la Serie C o i tornei regionali, rispetto a quando giocavo io. Sono anche più giovani della mia generazione e seguono percorsi diversi, poiché crescono nei settori giovanili e spesso vengono mandati in prestito per fare esperienza.”

Poi arrivò il Vicenza e quella straordinaria avventura in Coppa delle Coppe.

“Mi aspettavo un salto diverso nella mia carriera quell’anno, ma, nonostante alcune offerte interessanti, decisi di accettare il Vicenza perché non volevo restare in panchina in una grande squadra. Guidolin mi voleva fortemente, e così scelsi di andare in Veneto. Quella esperienza europea fu davvero fantastica e la ricordo con grande piacere.”

Era più difficile fare l’attaccante qualche anno fa in Serie A?

“Io e gli attaccanti della mia generazione avremmo segnato anche con la sigaretta in bocca. Basterebbe confrontare i difensori che c’erano ai tempi con quelli di oggi, il modo in cui si marca ora rispetto a come venivano ‘tenuti d’occhio’ allora (ride). Gente come Maldini, Couto, Baresi, Costacurta, Montero, Ferrara: erano tutti piuttosto ‘tranquilli’ quando entravi in area di rigore (ride ancora).”

C’è una frase di Pasquale Luiso che è avvolta da un alone di mistero: “Se mi crossassero una lavatrice, colpirei di testa lo stesso”. L’ha detta davvero oppure no?

“Forse l’ho detta, ma non la ricordo. Se dicessi di no, sarei in portato a mentire. Però, ora che ci penso, forse ho ripetuto una battuta di un mio allenatore: ‘Puoi anche buttare una lavatrice in area, tanto Luiso ci va lo stesso’. Era più una battuta che una vera affermazione.”